Immacolata e S. Martino a Montughi

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Omelia – S. Natale del Signore – 25 dicembre 2023

Natale del Signore – 25 dicembre 2023

Immacolata e san Martino a Montughi – Ore 22,30

2° volta nella chiesa intera dopo i lavori di restauro.

Buon Natale a tutti voi!

Con questo semplice e sincero augurio desidero accogliervi nella nostra chiesa. Tutti: parrocchiani e non, frequentatori assidui e saltuari, donne, uomini, bambini, anziani, peccatori e santi.

Sono contento e – non ve lo nascondo – anche un po’ emozionato perché questo è il secondo Natale che celebro insieme a voi in questa chiesa. Il primo fu nel 2017. L’anno seguente poi ci fu la chiusura della chiesa che, un po’ alla volta, con tanto impegno e fatica, abbiamo restaurato e recuperato. Oggi possiamo riaverla in tutta la sua interezza e, lasciatemelo dire, anche bellezza.

Il motivo per cui siamo qui: l’incarnazione del Verbo, il compiersi della storia della salvezza, la discesa e presenza di Dio in mezzo agli uomini o – più semplicemente – il Natale di Gesù.

Lo diciamo con forza. Anzi lo gridiamo!! perché tutto il mondo lo possa sentire e lo facciamo senza vergogna ma con misurata fierezza.

E’ necessario e importante annunciare la nascita di Gesù ad un mondo che sembra non volerlo riconoscere, sembra distratto da tante situazioni e drammi (guerre, smarrimenti, contrapposizioni, arrabbiature, sofferenze, lacerazioni). Ma lo stesso mondo, gli stessi uomini e donne hanno una grandissima sete.

Si! Il mondo ha sete di giustizia, di pace, di Amore (quello con la A maiuscola), di serenità, di comunione. Il mondo ha una grandissima sete di ciò ma alcuni cercano di farci avere sete di altro, di cose che non saziano, non rendono felici, non dissetano quella profonda esigenza che è dentro l’uomo stesso: la ricerca del senso profondo della vita e la capacità di poter vivere con prospettive ed ideali.

Pensando a questo Natale ho riflettuto su tre parole/aggettivi – assieme ai loro contrari -che, mi pare, possano essere attinenti al Mistero che celebriamo.

Apparire/Sparire

Effimero/Eterno

Povertà/Ricchezza

APPARIRE – SPARIRE

…è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini (2Tito 11)

Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura

Apparire è una delle caratteristiche principali del mondo di oggi. Direi una della attività preferite da molti. Il presentarsi agli altri in un certo modo che impressioni e ci faccia stupire, trasalire. Ma si tratta appunto di apparizioni: qualcosa si manifesta e poi scompare, è il tratto di un momento. Anche nella nostra vita a volte ci piace apparire, forse anche presentarci per quello che effettivamente non siamo… ma abbiamo fatto un’apparizione nel mondo, tra le mie conoscenze, tra la mia cerchia..

Apparire…

Gesù no. Gesù nasce, si! Si fa vedere. Ma non appare.

Anzi sparisce. La sua è una scelta controcorrente anche al tempo i cui è nato. Non nasce nei palazzi o nelle regge ma in una stalla dopo essere stato rifiutato, con Maria e Giuseppe, persino dagli albergatori.

Anche i pastori per accorgersi della presenza di Gesù hanno dovuto essere guidati dall’angelo: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

I magi, ugualmente, hanno dovuto essere guidati da una stella per poter “trovare” Gesù. “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». (Mt 2,2).

Vedere che Dio nasce là dove niente fa presagire la sua presenza, dove nulla di imponente o appariscente indica la sua presenza, è un tratto distintivo di Gesù.

Anche quando Gesù sarà grande spesso “sparisce”: quando si ritira in preghiera e gli apostoli vanno sulle sue tracce perché si è ritirato la notte in preghiera: “Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».  (Mc 1,37-38).

Gesù preferisce l’annuncio, la sostanza della sua missione all’essere riconosciuto “grande” dagli uomini.

Questo è un primo insegnamento per noi: il prediligere la “sparizione” rispetto all’apparenza. E’ una virtù difficile perché sembra di non valere agli occhi del mondo. Ma sappiamo che è preziosissima agli occhi di Dio. E questo ci consola. Ci basta.

EFFIMERO – ETERNO

Effimero. Si! Molti pensano che la nascita di Gesù sia così: marginale nell’andamento delle cose che contano, secondaria rispetto a quanto costituisce i regni umani, superflua rispetto ai potentati che allora erano in essere e anche rispetto a quelli che oggi sono in essere.

Ma Gesù non è effimero ma eterno.

Come Dio Padre. Gesù porta con sé quel germe di eternità che confermerà con la sua risurrezione.

La nascita di Gesù ci parla di eternità. Quanto accadde e accade a Betlemme lascia un segno indelebile nella storia del mondo. Infatti siamo ancora qui a celebralo. Dopo oltre duemila anni.

E, nonostante i molteplici e recenti tentativi da parte degli uomini di voler cancellare questo fatto, ne parleremo per tutti gli anni in cui il mondo sarà in essere.

L’eternità, l’eterno mi apre il cuore a ciò che non passa, che non tramonta; mi apre l’anima a ciò che rimane, a ciò che non si corrompe, a ciò che va oltre il tempo.

Oggi ci sono tante realtà che sembrano consumarsi in pochissimo tempo e il pensare una realtà, un evento “PER SEMPRE” è quasi una bestemmia:

lo scegliere di appartenere a Cristo per sempre nel Battesimo;

l’offrire totalmente la propria vita a qualcuno nel matrimonio;

il donarsi a Dio nella verginità consacrata;

lo scegliere il celibato per il servizio ai fratelli;

sembrano proposte non adatte o peggio che limitano la libertà personale.

Il pensare a qualcosa che vada oltre la nostra esistenza terrena ci aiuta a valorizzare anche le nostre attività umane e ci fa smettere di vedere tutto come cestinabile dopo tre ore che lo abbiamo consumato, ci aiuta a coglierne un significato che a volte rimane nascosto o celato.

L’eternità mi fa apprezzare quello che sono e quello che faccio. Il mio sguardo non è più su ciò che passa ma su ciò che rimane. Mi spinge a fare bene quello che faccio perché uno sguardo più ampio e profondo avvolge quella attività.

Quello che ha sapore di eternità non limita ma LIBERA. Rende le persone libera nel profondo nel cuore, rende gli uomini e le donne veramente capaci di esprimere la loro essenza, le loro peculiarità senza decurtare, elidere o rinnegare niente di sé.

Ma so bene che questa proposta di eternità che Gesù bambino ci fa, fa paura al mondo. Il nostro Natale sia invece un richiamo forte ad essere pervasi dall’eternità di Dio che profuma la nostra vita.

Donaci Signore l’attenzione all’eternità della tua nascita!

POVERTA’ – RICCHEZZA

Gesù è ricco solo di Dio. Non ha paludamenti, non ha legioni, non ha lobby.

Gesù è povero e umile. Povero perché non è stato accolto nemmeno nell’albergo. Umile perché si rifugia in un caravanserraglio occupando uno spazio dedicato alle bestie.

Ma questa è soltanto la parte esteriore dell’umiltà e della povertà di Gesù.

C’è un significato più profondo della povertà di Gesù. La sua vera umiltà si riscontra nel suo rimettersi nelle mani di Dio, nel compiere un atto di affidamento totale a Dio non facendo leva sulla sua divinità ma accogliendo la volontà del Padre in Lui.

I veri umili non sono coloro che si nascondono, che hanno paura a rivelarsi agli altri ma coloro che accolgono nella propria vita la presenza di Dio e aderiscono con tutto se stessi alla sua volontà.

Non diciamo nel Padre nostro “sia fatta la tua volontà”? Lo diciamo … ma ci crediamo davvero? Siamo convinti di quello che diciamo?

E la povertà non ha soltanto la connotazione di indigenza esteriore.

I poveri – i poveri in spirito, come li chiama l’evangelista Matteo –  sono anche coloro che vivono una povertà interiore. I poveri in spirito hanno una giusta considerazione della importanza della loro vita, della preziosità del dono che hanno ricevuto; ma hanno altrettanto chiaro che lo stare con Dio non li aliena da se stessi ma li arricchisce nella loro umanità, completa il loro essere nella condizione di uomini.

La vicinanza con Dio, l’essere amici di Dio, non li danneggia, non li annienta, ma li valorizza.

Abbiamo molto da camminare – fratelli e sorelle – per ritrovare questa povertà. Diciamolo chiaramente: ci siamo addomesticati sulla povertà materiale tralasciando molto, se non totalmente, questa virtù della povertà evangelica.

Il Verbo incarnato, il Signore che nasce, il bambino Gesù ce la ricorda e ci chiede di viverla concretamente in noi.

“Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (Isaia 9,5): così ci ha ricordato il profeta Isaia.

Accogliamolo, spalanchiamogli le porte del nostro cuore affinché ogni dono di bene, di pace, di misericordia possa trovare posto in noi.

Facciamo davvero festa in questo giorno lieto. Ma la festa non sia solo esteriore ma effusione di amore, sovrabbondanza di grazia che si diffonde in tutto il mondo e in tutti gli uomini che vorranno far propria la “Parola” che si fa carne: Gesù.

Buona Natale sorella! Buon Natale fratello! Tu che sei “amato dal Signore”!